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I Cameroni


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Maria Baroncini (confinata): L’isola di Ponza era diventata una scuola di partito che formava i nuovi quadri per le lotte del prossimo futuro.


Giorgio Amendola (confinato): I confinati erano divisi in due categorie: i politici, alloggiati in un camerone, e i “manciuriani”, persone inviate al confino per motivi vari, spesso per manifestazioni individuali di spirito antifascista, schiamazzi, turbolenze, grida contro il duce in stato di ubriachezza. Erano alloggiati in un altro camerone, chiamato appunto “Manciuria”, e tenuti in disparte dai comunisti e dagli altri pochi confinati politici, specialmente anarchici, per motivi di vigilanza ma anche per un certo orgoglio di partito.

Altiero Spinelli (confinato): La storia del termine "manciuriano" mi era stata raccontata dai veterani del confino. Quando a Ponza era stata impiantata la colonia dei confinati politici l'alloggio comune offerto dal governo era stato l'antico carcere borbonico, quello da cui Piacane aveva liberato gli ergastolani per tirarseli dietro nella sua avventura. Questo vecchio ergastolo consisteva di due immensi cameroni comunicanti tra loro, lungo le cui pareti si aprivano le porte di camerette, ciascuna poco più grande di una cella di segregazione. I due cameroni erano tetri e umidi. Da alcune scarse e piccole finestre con inferriate scendeva poca luce durante il giorno, molta acqua nei giorni di temporale, e d'inverno perpetue correnti d'aria che facevano tremare i confinati nelle loro brande allineate contro le pareti. Per questo freddo i due antri erano stati battezzati Siberia e Manciuria.


Camilla Ravera (confinata): Gli antifascisti confinati a Ponza si eran dati un’organizzazione che funzionava con autodisciplina e solidarietà. L’organizzazione provvedeva a formare un fondo collettivo per aiutare i confinati più bisognosi. S’erano formate mense collettive, che acquistavano i prodotti alimentari all’ingrosso, direttamente dai produttori, utilizzavano il lavoro volontario dei confinati, e mantenevano una mensa per i malati e per coloro a cui fosse ordinato un regime alimentare particolare. Il tempo era utilmente e ordinatamente occupato dai compagni. Si facevano corsi di istruzione, corsi speciali su particolari materie, gruppi di lettura per lo studio più approfondito della storia del movimento operaio, della situazione e dei problemi di determinate zone o regioni dell’Italia e di altri paesi. Infine si facevano conversazioni politiche sulle questioni nazionali e internazionali del momento, soprattutto in base alla stampa clandestina e ai documenti ricevuti dal partito.


Mario Magri (confinato): A Ponza i militi erano i padroni indisturbati. I carabinieri e gli agenti chiudevano tutti e due gli occhi per non vedere. Gli arbitrii e gli atti di violenza commessi in quell’epoca sono innumerevoli. Non si era mai sicuri di non essere arrestati e di non finire in infermeria con le ossa rotte. Tutti i muri del paese erano pieni di scritte minacciose e oscene. I militi, quasi sempre abbigliati mezzo in borghese e mezzo in divisa, armati di scudiscio, scorrazzavano nel paese bevendo, cantando, lasciando debiti in tutti i negozi, bastonando e arrestando i confinati senza la minima ragione. Avevano persino creato tra loro una piccola associazione a delinquere per svaligiare le case degli isolani.